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Negli ultimi mesi il blocco dei BRICS — oggi più ampio e più coeso — ha mostrato chiaramente di voler giocare un ruolo decisivo nella ridefinizione dell’equilibrio economico e politico mondiale.
Gli incontri del 2025, a partire dal vertice dei ministri degli Esteri di aprile fino al summit di luglio a Rio de Janeiro, segnano un punto di svolta: i BRICS non sono più soltanto un’alleanza economica tra Paesi emergenti, ma stanno diventando una piattaforma di governance alternativa, in aperto dialogo (e talvolta in contrapposizione) con la governance occidentale.
Un’agenda sempre più coordinata
La dichiarazione finale del summit di Rio — incentrata su “cooperazione Sud globale e governance inclusiva” — ha ribadito la volontà di riformare le istituzioni finanziarie internazionali, promuovere un uso più ampio delle valute locali negli scambi e rafforzare le infrastrutture comuni di ricerca, energia e tecnologia.
Dietro queste parole si nasconde una strategia coerente: costruire un sistema capace di ridurre la dipendenza strutturale dal dollaro e dai mercati occidentali, potenziando nel contempo le catene di valore interne al blocco.
Risposta ai dazi e alle tensioni globali
Le recenti tensioni commerciali — alimentate in particolare dai nuovi dazi statunitensi verso Cina e Brasile — hanno spinto i BRICS a rafforzare la cooperazione interna.
Le misure protezionistiche occidentali stanno quindi accelerando un processo di ristrutturazione geoproduttiva, in cui i Paesi del Sud globale non vogliono più limitarsi al ruolo di fornitori di materie prime o manodopera, ma aspirano a controllare intere filiere.
Un’alleanza sempre più ampia e complessa
L’espansione del blocco — con nuovi Paesi interessati ad aderire — rafforza la sua legittimità e al tempo stesso ne aumenta la complessità interna.
Cina, India e Russia mantengono obiettivi spesso divergenti, ma condividono l’interesse comune a costruire un ordine multipolare come bilanciamento ai mercati a trazione occidentale.
Cosa aspettarsi nei prossimi anni
Dai prossimi incontri — incluso il tavolo tecnico di ottobre 2025 sulle infrastrutture di ricerca — ci si può attendere un rafforzamento dei progetti comuni nei settori tecnologico, energetico e digitale.
I BRICS punteranno a consolidare una rete scientifica e industriale sempre più autonoma, sostenere le proprie valute e sistemi di pagamento interni, e aumentare il peso politico del blocco nei negoziati internazionali.
Tutto ciò avrà implicazioni dirette per l’Occidente: un progressivo spostamento del baricentro decisionale verso il Sud globale, accompagnato da una crescente capacità dei BRICS di reagire alle crisi in modo coordinato.
Uno snodo cruciale nel sistema mondiale
In definitiva, ormai da diversi anni i BRICS stanno costruendo una forma embrionale di governance economica parallela.
Non si tratta solo di difendersi dai dazi o dalle sanzioni, ma di porre le basi per un sistema capace di produrre regole proprie, fondato su principi di reciprocità, cooperazione e pluralismo monetario.
Per l’Occidente, ciò significa confrontarsi con un nuovo tipo di competizione: non più soltanto commerciale, ma istituzionale.
Le multinazionali occidentali, che fino a oggi hanno potuto riorganizzare liberamente le proprie filiere su scala globale, dovranno adattarsi a un contesto in cui le regole del gioco non saranno più scritte da un solo centro di potere, ma da più poli, ognuno con la propria logica economica e politica.