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Lo studio dei modelli di sviluppo delle multinazionali è destinato ad assumere un ruolo centrale nel dibattito economico, giuridico e politico, sia per la notevole e crescente influenza che queste esercitano negli scambi internazionali e nelle dinamiche dei mercati interni, sia perché la struttura della comunità internazionale che si sta delineando a partire dalla crisi del 2007 mostra una tendenziale convergenza tra governance pubblica e corporate governance, nel senso di una vera e propria ingerenza degli investitori privati nel governo pubblico degli stati.
Le multinazionali operano mediante una sofisticata ingegneria istituzionale e finanziaria che affonda le sue radici nell’utilizzo di un particolare strumento giuridico: il Gruppo di società.
I gruppi di società sono le istituzioni dominanti dell’economia mondiale, e rappresentano il modello organizzativo delle multinazionali. Gruppi e multinazionali sono due facce della stessa medaglia. Le statistiche mostrano come il commercio internazionale sia sempre più caratterizzato da scambi che vengono realizzati tra consociate della stessa impresa multinazionale.
Attraverso uno studio interdisciplinare si intende dimostrare che il modello del Gruppo di società dà luogo a un modello di economia a contraente unico, che rappresenta un fattore di destabilizzazione dei mercati economici e finanziari, nonché un importante ingranaggio della macchina della diseguaglianza sociale del XXI secolo.
La ricerca è incentrata sulla individuazione di quelle dinamiche microeconomiche infragruppo in grado di influenzare le variabili macroeconomiche, e conseguentemente le scelte politiche locali e globali.
La dimensione interdisciplinare e multisettoriale del fenomeno dei gruppi di impresa – disciplina del lavoro, normativa fiscale, leggi in materia di impresa e società, tecnologia, ecc. – implica un campo di indagine più ampio di quello strettamente economico, tale per cui è più corretto riferirsi ad aspetti microsistemici e macrosistemici, e dunque non solo microeconomici e macroeconomici.
Le nuove catene di produzione globali (GVC, global value chains o global supply chains) hanno determinato una metamorfosi del commercio internazionale e l’emersione di un nuovo assetto della divisione internazionale del lavoro. Il fenomeno è stato ricondotto a una nuova era della globalizzazione che il tradizionale approccio macroeconomico non è in grado di spiegare, almeno non totalmente.
L’OECD[1] ammette come l’analisi delle attività transfrontaliere delle multinazionali (MNE) sia divenuta rilevante per comprendere le dinamiche delle catene globali del valore (GVC), la cui forte espansione sta radicalmente mettendo in discussione non solo le attuali conoscenze economiche ma anche le conseguenze politiche legate alla globalizzazione, con ciò rafforzando l’importanza del presente studio.
[1] Cfr. OECD, www.oecd.org.