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Il nuovo sistema economico mondiale tende quindi a svilupparsi non sul commercio fra imprese indipendenti ma sulla concatenazione di società – controllanti e controllate – che operano in uno spazio sovranazionale, tutte riferite a un’unica impresa “globale”, il cui centro direttivo viene spesso individuato nella capogruppo (società “madre”). Ciascuna singola relazione fra le società legate da rapporti di controllo – o anche solamente partecipate – non esclude di per sé i flussi commerciali di beni e servizi poiché, in ogni caso, la relazione fra entità societarie anche solo formalmente distinte richiede comunque la stipulazione di accordi commerciali che ne giustifichino legalmente lo scambio, così come avviene tra imprese indipendenti.
Ne deriva che il volume di questi accordi è maggiore o uguale alla quantità indefinita di operazioni societarie (acquisizioni e vendite di quote di partecipazioni, costituzioni di società, fusioni e incorporazioni) che dà corpo ai mercati.
L’outsourcing e la proliferazione dei gruppi di società sono quindi fenomeni fortemente interdipendenti, poiché alla frammentazione societaria deve quindi corrispondere una formale relazione commerciale – un contratto di fornitura – che possa giustificare lo scambio fra società appartenenti alla medesima impresa multinazionale.
Uno dei pilastri fondamentali della “nuova globalizzazione” è, infatti, l’outsourcing internazionale intra-firm.
L’uso su larga scala delle transazioni commerciali intra-gruppo è un fenomeno che ha delle implicazioni economiche enormi, poiché significa che una buona parte degli scambi commerciali, nazionali e internazionali, vengono realizzati nell’ambito della stessa impresa – ancorché formalmente distinta in più società – e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese concorrenti.
Venditore e compratore verrebbero a coincidere, lo scambio in sé diverrebbe una “finzione” economica e l’apparente concorrenza sarebbe in realtà espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico, strutturato su un modello di “scambio a contraente unico”: le condizioni dello scambio commerciale – del prezzo ovvero di qualsiasi altra scelta rilevante inerente la vita della società eterodiretta – sono dettate dalla società controllante, sia essa formalmente acquirente o venditrice del bene o del servizio prodotto la cui controparte è la controllata.
Il concetto di mercato assunto come paradigmatico dalla scienza economica non è in grado di cogliere l’essenza del nuovo metodo di sviluppo della produzione globale, poiché si fonda sull’idea astratta e indifferenziata di impresa, tale per cui vengono posti sullo stesso piano gli scambi realizzati tra imprese indipendenti e gli scambi realizzati tra società della stessa impresa.